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Geometrie inconsapevoli

Martedì 16 novembre 2010, ore 20,30

Spesso il rapporto tra matematica e architettura rimanda ai concetti che sono stati centrali nel Rinascimento. In questa serata, invece, proporremo un viaggio attraverso sofisticate idee e forme geometriche che sono oggetto dell'attuale ricerca matematica e che sono già ispirazione e soluzione artistica per l'architettura moderna.

Isabeau Birindelli

Matematica, è Professore di Prima fascia presso il Dipartimento di Matematica "G. Castelnuovo" dell'Università di Roma "La Sapienza". È stata membro della facoltà di Architettura "L. Quaroni" dell'Università di Roma "La Sapienza", dove continua a tenere i corsi di Matematica.
Ha al suo attivo oltre 30 pubblicazioni su riviste internazionali, è arbitro scientifico per numerose riviste internazionali specializzate, è stata ospite delle più prestigiose università del mondo.
I suoi interessi scientifici si muovono nell'ambito delle equazioni alle derivate parziali ellittiche, in particolare riguardano le proprietà qualitative delle soluzioni e la nonlinearità.

Renata Cedrone

Architetto, si è laureata presso la facoltà di architettura di Roma "La Sapienza". Svolge la propria attività professionale a Roma con il Laboratorio di Progettazione e Pianificazione con cui da oltre quindici anni si occupa di progettazione architettonica, pianificazione urbanistica, paesaggistica ed ambientale. Ha partecipato alla redazione di decine tra Piani Regolatori e Piani Attuativi nel Lazio ed ha progettato edifici ad uso residenziale e commerciale a Roma e nella provincia.




Letture

da Italo Calvino, La spirale

Come me quand'ero attaccato a quello scoglio, volete dire? - domandò Qfwfq, con le onde che salivano e scendevano, e io fermo, piatto piatto, a succhiare quel che c'era da succhiare e a pensarci sopra tutto il tempo. Se è di allora che volete sapere, posso dirvi poco. Forma non ne avevo, ciò non sapevo d'averne, ossia non sapevo che si potesse averne una. Crescevo un po' da tutte le parti, come vien viene; se è questo che chiamate simmetria raggiata, vuol dire che avevo la simmetria raggiata, ma per la verità non ci ho mai fatto attenzione. Perché avrei dovuto crescere più da una parte che dall'altra? Non avevo né occhi né testa né nessuna parte del corpo che fosse differente da nessun'altra parte; adesso vogliono convincermi che dei due buchi che avevo uno era la bocca e l'altro l'ano, e che quindi già allora avevo la mia simmetria bilaterale né più né meno che i trilobiti e tutti voialtri, ma nel ricordo io questi buchi non li distinguo mica, facevo passare roba per dove mi veniva voglia, in dentro o in fuori era lo stesso, le differenze e le schifiltosità sono venute molto tempo dopo. Ogni tanto mi prendevano delle fantasie, questo sì; per esempio, di grattarmi sotto le ascelle, o d'accavallare le gambe, una volta anche di lasciarmi crescere i baffi a spazzolino. Uso queste parole qui con voi, per spiegarmi: allora tanti particolari non potevo prevederli: avevo delle cellule, pressapoco uguali l'una all'altra, e che facevano sempre lo stesso lavoro, tira e molla. Ma dato che non avevo forma mi sentivo dentro tutte le forme possibili, e tutti i gesti e le smorfie e le possibilità di far rumori, anche sconvenienti. Insomma, non avevo limiti ai miei pensieri, che poi non erano pensieri perché non avevo un cervello in cui pensarli, e ogni cellula pensava per conto suo tutto il pensabile tutto in una volta, non attraverso immagini, che non avevamo a disposizione di nessun genere, ma semplicemente in quel modo indeterminato di sentirsi lì che non escludeva nessun modo di sentirsi lì in un altro modo.


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